L’argomento di oggi è molto, ahinoi, attuale quanto pericoloso.
Parliamo infatti del reato di diffamazione, quando viene commesso attraverso social network come Facebook.
Una recente decisione del Tribunale Penale di Genova ci offre, infatti, l’occasione per approfondire una questione molto importante quanto potenzialmente rischiosa per tutti.
Ma partiamo dal caso concreto.
Mario pubblica su Facebook un video relativo ad una propria nuova iniziativa commerciale.
Fin qui tutto bene, fino a quando detto video viene visionato da Giacomo, che con Mario ha avuto a che fare in passato per precedenti operazioni commerciali.
I rapporti tra loro, in realtà, non si erano conclusi bene, in quanto Mario aveva lasciato un debito di circa 500 Euro nei confronti di Giacomo, mai saldato.
Visto il video di Mario, Giacomo risponde “per le rime”, scrivendo sui commenti relativi a quel video le seguenti parole: “Con la nuova attività che apri lascerai dei debiti come hai fatto con me? Mi devi ancora 500 Euro.”
Mario, che ritiene la sua immagine pubblica lesa dalle parole di Giacomo, sporge querela, chiedendo il relativo risarcimento.
Il procedimento viene effettivamente iniziato e le indagini portate avanti; si arriva quindi davanti al Giudice per le Indagini Preliminari, il quale dovrà dare una valutazione, appunto preliminare, sulla prosecuzione del Giudizio, oppure sulla sua archiviazione.
La decisione del Giudice è molto interessante.
Innanzitutto va detto che, effettivamente, lo screditare su internet una persona configura il reato di diffamazione.
Ciò anche se l’informazione fosse, potenzialmente, vera.
Ad esempio è stato condannato un amministratore di condominio, il quale aveva affisso nel cortile condominiale la lista dei condomini ancora morosi.
La diffamazione non è insita, pertanto, nel dire una cosa falsa, ma nel dire ad una moltitudine di persone qualcosa che metta in cattiva luce l’immagine della persona, non in sua presenza.
Nel caso di Giacomo il Giudice ha rilevato come il commento su Facebook avesse, certamente, un contenuto diffamatorio, in quanto si “bollava” Mario come una persona che lascia debiti in giro.
Il procedimento, però, alla fine è stato comunque archiviato, in virtù del fatto che “l’offesa” era particolarmente lieve, per il fatto che non era stato cagionato un danno a Mario e soprattutto visto che Giacomo, storicamente, non è persona riconosciuta come abituale nel postare commenti negativi sulla gente.
Giacomo, pertanto, alla fine ha potuto tirare un sospiro di sollievo, ma ha rischiato, per poche frasi scritte di getto (e magari con ragione) di trovarsi con una potenziale condanna penale (e poi magari anche economica).
La sua vicenda può essere un importante avvertimento per tutti noi che, spesso o raramente, ci troviamo dietro la tastiera del nostro pc o del nostro smartphone, e ci accingiamo a rispondere a qualcuno che, magari, ci ha fatto un torto o non ci è particolarmente simpatico.
Le conseguenze potrebbero non essere positive come è successo a Giacomo!
Rimaniamo, come, sempre, a disposizione per ulteriori chiarimenti, ricordandovi che prevenire è meglio che curare!