In questi giorni di clausura forzata non sono mancate le domande da parte dei miei clienti.
Una delle più importanti e frequenti, che mi hanno convinto circa la necessità di scrivere qualche riga a riguardo, viene in tema di separazione e figli.
In particolare, come tristemente sa chi è separato/divorziato (o, anche se non sposato, ha dovuto definire la questione relativa all’affido dei figli), al momento della definizione del procedimento in Tribunale i figli sono stati collocati in maniera prevalente presso uno dei due genitori.
Ciò significa che avremo un genitore c.d. “collocatario”, ossia quello presso il quale i figli vivono la maggior parte del tempo, ed uno no.
Il regime delle visite di questo secondo genitore è, normalmente, stabilito dal Tribunale, anche se in realtà i genitori sono liberi di definire regole di frequentazione anche più elastiche ed ampie (non più ristrette, invece).
Nell’attuale situazione le domande che mi sono state più volte poste sono:
- “posso andare a far visita a mio figlio o prelevarlo dalla casa materna/paterna?”
- “L’altro genitore può rifiutarsi di darmi mio figlio, anche se quel giorno spetterebbe a me?”
- “L’altro genitore può pretendere di venire a prelevare mio figlio, perché quei giorni spettano a lui?”
Qualcuno ha già contattato i Carabinieri per ricevere risposta a questi quesiti: ed anche io come loro non posso che esprimermi in maniera negativa.
In questi giorni, come ben sappiamo, ogni spostamento non necessario o urgente è vietato.
Si pensi a coloro che non possono sposarsi, a coloro che purtroppo sono venuti a mancare, i cui funerali non possono essere celebrati, a tutte le famiglie divise: in questo momento ci sono decine di diritti personalissimi ed inviolabili che devono essere messi (momentaneamente) da parte, per il bene della comunità.
A tutti viene richiesto un sacrificio in termini di libertà ed autodeterminazione.
La semplice visita ai figli, anche se magari non li vediamo da due o tre settimane, non giustifica l’uscita di casa.
Né il provvedimento del Tribunale che stabilisce il regime delle visite con i genitori può essere sufficiente a superare le attuali direttive sul “coronavirus”.
Ciò significa che i figli devono rimanere a casa del genitore, che tendenzialmente dovrebbe già essere quello collocatario.
Pertanto NON si può pretendere:
- di far visita al figlio;
- di andare a prendere il figlio dall’altro genitore;
- di farsi riportare il figlio.
Solo qualora fossero necessarie delle visite mediche, o per altre ragioni di comprovata urgenza, è consentito recarsi dal figlio.
Il diniego da parte dell’altro genitore, quindi, non è dovuto a mancanza di buona volontà, non è una ripicca o un dispetto: ad oggi è un atto dovuto e prescritto dalla legge.
Sappiamo che ciò, per chi è separato dai propri figli, sia difficile da accettare, ma purtroppo la realtà è questa e bisognerà tenere duro ancora per qualche tempo.
In queste situazioni, comunque, ciò che mi preme sempre predicare è il buon senso da parte di genitori: prendete la decisione migliore per il bene dei vostri bambini.
D’altronde, il divieto di uscire viene rispettato anche nello stesso interesse dei figli, che se spostati continuamente verrebbero inutilmente esposti a possibili contagi.
Ciò che i genitori collocatari DEVONO fare in questo momento, al contrario, è favorire e promuovere i contatti del figlio con l’altro genitore, attraverso la miriade di forme di comunicazione oggi esistenti: la bigenitorialità è un principio che non deve venire meno.
In ogni caso, per ogni dubbio o perplessità, sapete che il legale che ha curato la vostra separazione/divorzio o procedimento di affido o accordi collegati può ben consigliarvi e spiegarvi come stanno le cose: in tutte le altre circostanze noi restiamo a Vostra disposizione per ogni ulteriore dubbio o approfondimento.
Dovete solo chiedere! Rimanendo rigorosamente a casa!